Il Periodo perfetto per una gita tra le tre Ville di Tivoli è adesso!!
Tre ville magnifiche, storicamente, architettonicamente, idealmente diverse: una di epoca romana in rovina, una rinascimentale con un giardino ricco di ornamenti e specchi d’acqua, e una che viene definita villa ma in realtà è un parco naturale selvaggio e sublime, sono i tre luoghi di prestigio della città, assolutamente da visitare e da scoprirne la bellezza.
VILLA ADRIANA – EPOCA ROMANA
Ogni agosto Villa Adriana è lo scenario di numerosi progetti di architettura (clicca qui) promossi dal concorso internazionale Premio Piranesi Prix De Rome (clicca qui).
In questi giorni i sentieri di terra battuta della Villa vengono gremiti da giovani architetti, che hanno la possibilità di godere della incantevole magia di questo posto.
Villa Adriana è la Villa che fu voluta dall’imperatore Adriano nel 17 d.C. nelle campagne di Roma, precisamente a Tivoli.
La sua vasta struttura può essere definita paratattica, in quanto composta da diversi edifici collegati tra loro, da un ragionamento basato su assi e centri.
Una grande fortuna per quest anno, è la riapertura del Teatro Marittimo, per anni chiuso per restauro e totalmente inacessibile. Finalmente il restauro è terminato ed è possibile visitare uno dei luoghi più suggestivi e d’impatto della villa. Questo teatro, non era pensato come un vero e proprio teatro, ma bensì come una zona di meditazione e pensiero dell’imperatore Adriano. La sua particolarità è essere completamente circondato dall’acqua, una sorta di piccola isola circondata da una canale, che all’epoca si presentava come un porticato coperto da una volta a botte, chiuso e raccolto per assecondare la funzione meditativa.
La magia di questa Villa è unica. Dopo duemila anni la sua bellezza è sempre tangibile, e le rovine, perfettamente conservate, fanno sognare il tempo passato in cui era dimora dell’imperatore più esotico e sognante dell’epoca romana.
Ogni luogo, incorniciato da ulivi secolari, che contrastano con il color sabbia della pietra e della terra battuta, è una dedica a ciò che Adriano ha incontrato nel suo peregrinare nelle terre d’oriente e occidente.
Il canopo, la parte più fotografata e ammirata del luogo, è uno splendente specchio d’acqua concluso da un ninfeo ad esedra chiamato Serapeo. Il nome Canopo richiama la città sul Nilo, nelle vicinanze di Alessandria famosa per feste e banchetti, e nella villa, infatti, il serapeo, il cui nome veniva collegato al tempio di Serapide, era stato ideato come zona per questo tipo di attività.
La Piazza D’oro, il cui aggettivo deriva dai fasti architettonici e scultorei dell’epoca, è un altro luogo cardine della Villa. Probabilmente era destinata a funzioni pubbliche, vista la presenza di giochi d’acqua testimoniati dalla traccia di una vasca centrale e di un ninfeo collegato ad essa. Si ritiene che Louis Kahn per il progetto del Salk Insitute si sia ispirato proprio a questa traccia centrale.
Il Pecile, che ritroviamo anche negli schizzi di Le Corbusier, è la prima architettura che si incontra quando si raggiunge la cima di Villa Adriana. Un’ingresso monumentale ispirato alla Stoà Poikile di Atene, era un quadriportico che delimitava una grande piscina. Attualmente possiamo ammirare i giochi di luci che tra riverberi e i riflessi si compongono nel vasto specchio d’acqua.
L’area di Villa Adriana è molto vasta, si potrebbe definire un parco in rovina, un luogo di silenzio, di meditazione, dove il segreto è lasciarsi trasportare dai rumori della natura che riecheggiano in armonia con la sacralità del luogo.
VILLA D’ESTE – RINASCIMENTO
Durante l’epoca rinascimentale, il cardinale Ippolito d’Este, fu trasferito dal papa, dalla sua terra natia, Ferrara, a Tivoli.
Abituato allo sfarzo della città emiliana, decise di realizzare una villa in sostituzione al convento esistente, gemella del palazzo che stava contemporaneamente realizzando a Roma, con un tono più villeggiante, tanto da definirla Villa Gaudente.
L’edificio e soprattutto i suoi giardini opera di Pirro Ligorio nella metà del 1500, sono tutt’oggi una scenografia senza eguali.
La particolarità di Villa d’Este, sono le numerose fontane, la cui portanza d’acqua fu calcolata nei minimi dettagli da Ligorio. Egli fece costruire un galleria sotterranea passante sotto Tivoli, con tubazioni che collegavano le fontane direttamente con l’Aniene, e davano la possibilità di realizzare zampilli e giochi d’acqua semplicemente applicando la teoria dei vasi comunicanti.
16 sono le fontane e specchi d’acqua alimentati da questo ingegnoso sistema, dove la più grande, la Fontana del Nettuno, attribuita a Bernini e in seguito restaurata nei primi anni del 900, implica un carico d’acqua notevole, tra zampilli, cascate e specchi. Di fronte ad essa tre grandi peschiere, nelle quali si riflette la natura circostante, conferiscono al terrazzamento un carattere monumentale.
Perfette sono le Cento Fontane, che fiancheggiano il viale lungo 100 metri con una doppia fila di zampilli, intervallati da statue, e che congiungono la fontana Rometta e la fontana dell’Ovato, denominata così per la sua forma semiovale. Queste tre architetture d’acqua, si racconta furono pensate da Ligorio come dedica ai tre fiumi della zona, affluenti del Tevere: Albuneo, Aniene, Ercolaneo.
Lo sciabordio e lo scorscio dell’acqua saranno i suoni che vi accompagneranno per tutta la visita, indicandovi il percorso da seguire tra i viali e i terrazzamenti.
VILLA GREGORIANA – 1800
Non una Villa vera e propria ma un parco, selvaggio e sublime, voluto nel 1800 da Papa Gregorio XVI.
Questo parco, nacque dalla necessità di proteggere Tivoli dalle piene dell’Aniene, che già in momenti storici passati avevano arrecato danno al luogo.
Venne deviato il corso del fiume e creata una cascata naturale alla quale, ed oggi, grazie alla risistemazione da parte del FAI Fondo Ambientale, si può accedervi tramite due percorsi che conducono a due livelli diversi di essa.
La profonda Valle della Villa è chiamata la Valle dell’Inferno, poiché scavata alle pendici dell’antica Acropoli di Tivoli, dove attualmente rimangono come testimonianza il Tempio della Sibilla e il Tempio di Vesta.
Nei vari percorsi, accompagnati da grandi alberi dalle chiome lussureggianti, si incontrano due grotte, scavate nella roccia, Grotta di Nettuno e Grotta delle Sirene, un ponte naturale detto Ponte del Lupo, e i resti di una Villa Romana del console Manlio Vopisco risalente al II secolo d. C.
Una passeggiata naturale, alla scoperta delle stratificazioni storiche che dai romani sono arrivate fino al 1800 con la costruzione del parco e a noi con la sua risitemazione.
Copertina © Matteo Isacco