L’immagine del Partenone tra passato, presente e futuro
BeatriceLa magnifica Acropoli, che si erige imponente sulla città di Atene, è tra i più importanti siti antichi del mondo occidentale, testimone da secoli delle numerose trasformazioni della città. I suoi monumenti e i suoi templi di marmo pentelico risplendono candidi nel sole di mezzogiorno e assumono gradualmente un colore ambrato al calare del sole; la notte, illuminati artificialmente, si ergono maestosi sulla città.
È uno spettacolo magnifico, che non può che emozionare qualunque visitatore. È dalla visita al luogo e dal forte impatto ricevuto che nasce l’idea di progetto, un nesso di oggetti dove l’oggetto vuole essere semplice, ponendosi in relazione non solo a un sito archeologico, ma a una realtà architettonica formale basata sui principi del mondo antico. Vi è dunque la volontà di conservare ciò che già è presente sull’Acropoli, testimone della storia dell’architettura greca e parte integrante dell’immagine consolidata della stessa. Un intervento architettonico che possa celebrare l’immagine del Partenone nel suo passato, con la valorizzazione del Museo Archeologico esistente, al fine di esporre gli elementi classici costituivi del monumento; arrivando al suo presente con l’idea di un tempietto dedicato alla dea Atena, dedito a site- specific temporanei; e nel suo futuro, un luogo di lavoro, ma anche espositivo, pensato per i visitatori, ma soprattutto per i restauratori che ci consentono, grazie al loro lavoro di ogni giorno, di ammirare, dopo milioni di anni, lo splendore classico del tempio più prestigioso dell’antica Grecia.
L’Acropoli di Atene è il più grande complesso architettonico e artistico giunto fino a noi e rappresenta l’immagine della Grecia e della sua civiltà classica.
Nel corso dei secoli l’Acropoli è stata danneggiata numerose volte; l’episodio più drastico si verificò nel 1687 con l’assedio dell’esercito veneziano che provocò l’esplosione del Partenone. Il suo deterioramento fu accentuato ulteriormente dal saccheggio completato nel diciannovesimo secolo da Lord Elgin, ambasciatore del Re d’Inghilterra, che portò numerosi marmi del monumento in patria e che ancora oggi sono l’orgoglio del British Museum.
Le campagne di restauro del Partenone iniziarono nel XIX secolo, con tentativi occasionali di ricollocare in posto alcune sezioni perdute, e continuano ancora oggi, seguendo, a differenze del passato, i principi di reversibilità dell’intervento e mantenimento dell’autonomia dei singoli elementi architettonici nel pieno rispetto del loro essenziale funzionamento statico al fine di prolungare lo sfruttamento dell’edificio alle funzioni più varie mirando alla conservazione e alla valorizzazione del monumento.
L’Acropoli si presenta oggi come una fabbrica a cielo aperto, isolate costruzioni temporanee sono allestite sul luogo per permettere agli operatori di settore di eseguire le lavorazioni necessarie direttamente in situ e ridurre al minimo il trasporto dei rocchi. Un riassetto generale è di fondamentale importanza, in primo luogo per rispetto del Monumento, in secondo luogo per una più agile e ordinata lavorazione degli elementi dei monumenti, che richiede precisione e dedizione. Allo stesso tempo le operazioni di restauro possono diventare momento di happening da esporre e far comprendere ai visitatori. L’intenzione è quella di rendere comprensibile la storia del restauro che interessa da così tanti anni uno dei monumenti più importanti della nostra umanità, attraverso una collocazione ordinata di strutture che possano, non solo ospitare i restauratori, ma essere delle “vetrine” dalle quali ammirare lavorazioni e processi di restauro unici al mondo.
L’antico museo dell’Acropoli viene ripensato come museo dedito al suo mentore: Athena Parthénos. Attraverso un percorso espositivo pensato per stanze, mantenendo in parte quelle dell’antico museo, viene narrata la storia dell’Acropoli, le sue fasi costruttive e di restauro, nonché gli elementi fondanti che la caratterizzano. In stanze tematiche viene riproposta la maestosità del fregio, così come era in origine, e l’imponenza delle colonne doriche con lieve entasi.
Maquette in legno massello ripropongono le fasi del restauro del Partenone, presentati su strutture fluttuanti nello spazio: himmeli progettati con tondini in bronzo anticato sostengono un piano sottilissimo di marmo nero Saint Laurent, materiali preziosi per rievocare la sontuosità di un Tempio dedicato a una dea.
L’illuminazione proviene dall’alto, dalla stessa struttura reticolare che sostiene gli himmeli. Essa prevede, infatti, nella sua parte inferiore, l’inserimento di una sagoma contenente una striscia led.
Il museo è stato quindi pensato come luogo ultimo del lavoro dei restauratori, spazio conclusivo, dove i visitatori possono ammirare e prendere parte del grandioso tempio classico.
Gli ambienti interni sono stati ripensati per accogliere le proporzioni maestose dell’antica Grecia e offrire una migliore qualità spaziale. La reinterpretazione del museo vuole adattare il nuovo all’antico e viceversa, con la costruzione di un spazio ibrido, costruito con una pietra grezza greca, a grandi lastre, chiara, tipica del luogo.
Il museo pensato vuole porre l’accento sull’origine del nome del Partenone, un tempio dedicato alla dea Athéna Parthénos, ed elogiare l’elemento simbolico che con più forza individua il radicamento della polis di Atene nell’Attica e insieme esprime il legame della città con Atena: l’ulivo. Questa narrazione viene celebrata in un tempietto dedicato alla Dea Atena, posizionato all’interno di una corte e di uno spazio all’aperto che ricalca le mura del Santuario di Pandione (Recinto sacro del 471 a.C. dedicato al Re di Atene, Pandione, probabilmente posizionato in quel punto).
La corte della meditazione è un luogo puro, dove domina il bianco. Un luogo dedicato al raccoglimento, luogo dello stare e del benessere. È accessibile grazie a una dolce scalinata che accoglie basamenti rialzati, integrati nei gradoni, dediti all’esposizione di sculture temporanee.
Nel progetto dei laboratori dedicati ai restauratori, ma anche e soprattutto ai visitatori, lo spazio museale esiste a priori. È uno spazio che si estende in parallelo alle antiche mura di fondazione del Partenone, partendo dalla sala ipostila, ipogea, già esistente nell’antico museo. Una collocazione strategica all’interno dell’area archeologica, che non disturba il paesaggio che circonda l’Acropoli. Il percorso museale si esemplifica in una passeggiata a cielo aperto, che culmina otticamente con la visione della scultura di Atena, placcata oro con dettagli in avorio, così com’era in origine. I laboratori, divisi per tipologia di lavorazione, divengono vere e proprie teche espositive; l’opera, lavorata sul posto, in quel momento si fa happening, arte come “qualcosa che avviene”, a cui partecipano paritariamente l’artista (il restauratore) e lo spettatore (il visitatore). Il lavoro effettuato giorno dopo giorno dei restauratori diventa fruibile e finalmente vi è possibile comprendere il restauro scientifico e minuzioso che vi è dietro.
Elemento progettuale fondante e di unione, tra l’antico e il nuovo, è la scala elicoidale che permette il collegamento dalla quota di calpestio del Partenone, alla quota inferiore del Museo. Nel suo centro vi è posizionato un pistone dalla duplice funzione, permette infatti una più agile movimentazione dei rocchi di marmo e funge da elemento di risalita per i visitatori. Un ascensore vista cielo.
Ciò che ogni immagine, di qualunque forma essa sia, deve avere in comune con la realtà, per poterla raffigurare, correttamente o falsamente, è la forma logica, cioè la forma della realtà.
(D.M. Ausonio, Epistole, in l. canali, a cura di, Epigrammi, Rubbettino Editore, 2007 )
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