BERLINO cosmopolita

Posted In: Berlino | Germania

Sono trascorsi quasi quarant’anni da quando Christiane F. raccontò la sua adolescenza dissoluta e tormentata nelle pagine di “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”, e ancora oggi l’idea che si ha della Capitale tedesca è proprio quella descritta nelle vicende della tredicenne che tra droga e prostituzione, tocca luoghi che rimarranno per sempre etichettati come deplorevoli.

La città era quella prima dell’abbattimento del muro e dopo il Nazismo, per cui la parte Ovest e quella Est erano militarmente separate e i collegamenti stradali e metropolitani tagliati di netto dalla cosiddetta “cortina di ferro”. Come tutti sappiamo, il 9 novembre 1989, la Germania cominciò quel processo di riunificazione, fisicamente rappresentato dall’abbattimento dei due muri paralleli in cemento armato, che vide un forte cambiamento, ma soprattutto una rinascita dello stato tedesco.

La Zoologischer Garten tanto travagliata prima, diviene ora un polo per la distribuzione del traffico urbano, e il Bösebrücke, punto di transito tra le due Berlino, diventa il simbolo della liberazione. Da questo momento, la capitale inizia a ricostruirsi, a rifiorire ritrovando un’identità.

C’è chi oggi accoglie con entusiasmo questo cambiamento e chi lo accetta ma guarda al passato con occhio un po’ malinconico. Questo accade soprattutto tra gli artisti che in quel periodo avevano scoperto nel decadentismo della città un’ispirazione. E allora David Bowie, simbolo della musica della Berlino dell’epoca, si domanda “Where are we now?” guardando alla sua vecchia Città con un po’ di nostalgia, in una riflessione tra il passato e la realtà odierna. Tutto si è rinnovato, sviluppato, meccanizzato, ma la consapevolezza di quello che è stato si respira dappertutto. E cosi il Duca Bianco ci racconta che nonostante gli anni trascorsi, la gente attraversando il Bösebrücke incrocia le dita,“ Twenty thousand people Cross Bösebrücke Fingers are crossed Just in case , perchè non si mai…

Credo che l’esempio per eccellenza di questa tensione al cambiamento e continua mutazione della città, sia efficacemente rappresentato da Potsdamer Plaz, in passato piazza distrutta dalla guerra e successivamente divisa dal muro, oggi centro nevralgico di tutta la Capitale. Accanto ai resti testimonianza del muro sorgono ora grattacieli moderni, architetture di nuova matrice, fluiscono persone, mezzi di trasporto, idee, insomma c’è TRAFFICO. Attraversando gli edifici progettati da Renzo Piano, il cangiante Sony Center di Helmut Jahn, e magari salendo sul Panoramapunkt ci si sente parte integrante di questo incessante dinamismo e di questo desiderio di rinnovamento che da qui si dirama idealmente e fisicamente nel resto della città.

Berlino vive in equilibrio tra due connotazioni che perfettamente coesistono tra di loro: da un lato ricerca un radicato rapporto con la storia antica, rivelando l’austera bellezza di architetture dell’epoca prussiana, rinascimentale, neoclassica e cercando di cancellare le tracce della macchia nera del Nazismo, grazie ai piani di ricostruzione per edifici bombardati durante il secondo conflitto Mondiale, di cui il Neues Museum e il Berliner Stadtshloss, ne sono un esempio manifesto. Dall’altro lato aspira al futuro accompagnata da quella carica di rinnovamento che si prova in ogni angolo; ed è così che la città diventa un ritrovo per esseri umani di tutto il mondo, perchè Berlino ti permette di essere quello che hai voglia di essere, e diventare quello che vuoi diventare.

Architettura antica e moderna si mischiano, come il caso della Reichstag Dome progettata da Foster & partners, diversi tipi di divertimento si intersecano dalle discoteche, tempi della tecno come l’ambitissimo Barghain, alle balere revival tra musica autoctona e canzoni che hanno fatto la storia, da provare sicuramente la Clarchen’s Ballhaus.

Nell’antico quartiere ebraico, sul muro laterale dell’ormai spoglia Kunsthaus Tacheles nell’ Oranienburger Straße, impera la scritta: “How long is now?”. Una domanda di denuncia rivolta alla chiusura e successiva messa in vendita di questa particolare galleria per artisti, ma allo stesso tempo un emblema del sentimento che si prova nel vivere la città.

Quanto dura adesso? forse il quesito chiave che ogni berliner si pone, interrogandosi riguardo la durata del periodo che stanno vivendo prima che si passi ad una nuova trasformazione.

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